Si stima che 415 milioni di persone nel mondo convivano con il diabete, ossia 1 persona su 11 della popolazione adulta mondiale. Il diabete mellito non viene diagnosticato al 46% delle persone che ne sono affette.
Tale patologia è associata a diverse anomalie correlate a lipidi e lipoproteine del plasma ed è estremamente comune nel diabete di tipo 2 (T2DM) riguardando circa il 70% dei pazienti. Tale condizione, chiamata dislipidemia diabetica, pone i pazienti ad aumentato rischio di malattia coronarica e aterosclerosi. La prevalenza di dislipidemia aumenta sensibilmente passando dal soggetto normoglicemico al diabetico e, considerando i rischi clinici ad essa associati, merita la giusta considerazione e gli opportuni interventi terapeutici. Le raccomandazioni sull’adozione di stili di vita corretti e sulla sana alimentazione, che rappresentano la base dei consigli medici per il paziente diabetico, raramente sono risolutivi per il raggiungimento dei target terapeutici del colesterolo, raccomandati dalle Linee Guida Europee ESC-EAS. Nel singolo paziente, conoscendo il rischio cardiovascolare ed i valori basali di C-LDL, è possibile individuare l’obiettivo terapeutico e, sulla base della risposta attesa da ciascun intervento terapeutico, implementare la più corretta strategia gestionale. Nonostante le forti raccomandazioni delle linee guida internazionali e l’armamentario farmacologico attualmente disponibile, diversi studi osservazionali hanno mostrato un significativo divario tra i valori di C-LDL raggiunti nella pratica clinica e gli obiettivi raccomandati. In questo contesto, le statine rappresentano l’opzione terapeutica di prima linea. Nei pazienti a rischio alto o molto alto per raggiungere il target indicato dalle linee guida è necessario l’impiego di statine ad alta intensità, cioè in grado di ridurre i valori di C-LDL di almeno il 50% (atorvastatina 40-80 mg, rosuvastatina 20-40 mg). Inoltre, l’intolleranza alle statine riportata nel mondo reale rappresenta un altro limite non trascurabile della strategia terapeutica ipolipemizzante basata sull’uso di questi farmaci. Nel caso in cui la terapia con statine non sia tollerata o non permetta di raggiungere i valori di C-LDL raccomandati, è necessario l’impiego di altri farmaci ipolipemizzanti. Le ulteriori opzioni terapeutiche attualmente disponibili includono l’ezetimibe, gli inibitori della proteina PCSK9, l’Inclisiran e l’Acido Bempedoico, una nuova molecola da poco disponibile in Italia.
Il presente incontro permetterà di analizzare e discutere i differenti scenari che i medici si trovano a gestire quotidianamente nella loro pratica clinica con particolare riferimento al paziente diabetico che, nella sua complessità, impone una gestione multidisciplinare coordinata di differenti figure sanitarie.